Antonio Vivaldi
Concerti per le Solennità
Giuliano Carmignola, violino
Divox Antiqua, 1996
La festa sacra gareggia con la rappresentazione teatrale, a volte ne mutua gli apparati scenografici, contende con essa i migliori artisti, musici o pittori che siano. In questo scenario sfavillante e allo stesso tempo estremamente agonistico si trovò a misurare e dimostrare il proprio talento ANTONIO VIVALDI...
Dettagli
Antonio Vivaldi
Concerto in re maggiore per violino, archi e b.c. RV 212
"per la Solennità della S. Lingua di S. Antonio in Padova"
Allegro | Grave | Allegro
Concerto in mi maggiore per violino, archi e b.c. RV 270
"Il Riposo....per il S. Natale"
Allegro | Adagio |Allegro
Concerto in fa maggiore per violino, archi e b.c. RV 286
"per la Solennità di S. Lorenzo"
Largo molto | Largo | Allegro non molto
Concerto in re maggiore per violino, archi in doppio coro e b.c. RV 582
"per l' Assunzione di Maria Vergine"
Allegro | Grave | Allegro
Concerto in do maggiore per violino, archi in doppio coro e b.c. RV 581
"per l' Assunzione di Maria Vergine"
Adagio e staccato | Largo | Allegro
Concerto in re maggiore per violino, archi e bc RV 208 LDBV
"Grosso Mogul"
Allegro | Grave: Recitativo | Allegro
Sonatori de la Gioiosa Marca
Giorgio Fava, violino
Stefano Zanchetta, violino
Massimo Battistella, violino
Andrea Pecolo, violino
Giovanni Dalla Vecchia, violino & viola
Federico Pupo, viola
Walter Vestidello, violoncello
Olga Saccarola, violoncello
Alberto Rasi, violone
Giancarlo Pavan, violone
Giancarlo Rado, arciliuto
Andrea Marcon, cembalo
Press
Diapason d' Or
Venise, 1712. La foule ses presse aux fêtes de saint Antoine. Un jeune violoniste flambloyant se donne en spectacle devant un auditoire en pâmoison. Les Sonatori, pour leur troisième disque vivaldien, nous révèlent un Prêtre Roux au bord du scandale. Giorgio Fava, mentor des Sonatori, qui signe le remarquable texte de présentation, nous convie à un festin des plus exotiques, où le mets de choix est un Vivaldi méconnu et stupéfiant: le jeune virtuose du violon, dont les soli faisaient se pâmer l'auditoire des solennités dont il était l'attraction. On s'ébaudit volontiers, peu soucieux d'exactitude chronologique, devant les prestations restées fameuses des Veracini, Locatelli ou Tartini, en oubliant que celui qui les fit rêver, dix ans auparavant, dès 1710, suscitant vocations et jalousies, était l'élève surdoué de papa Giovanni Battista, Don Antonio, qui réinjecta en Italie du nord le virus du violon virtuose avant tous les autres. Vivaldi fut le vrai successeur de Walther, dont il reprend (inconsciemment?), dans son RV 208 certains tics d' écriture du scherzo al imitatione del cucù. Voici, enfin! pour la première fois restituée, la page fondatrice de ce répertoire, le RV 212 de 1712, joué pour la fête de la translation de la langue de saint Antoine de Padoue. Patiente reconstitution, à partir de manuscrits endommagés ou incomplets. Magnifique Grave en style récitatif rhapsodique. Cadence inouïe du Finale qui atteint sans complexe la douzième position. Une totale frénésie embrase d'ailleurs l'ensemble de l'Allegro. Carmignola, techniquement prodigieux, est d'une précision époustouflante. Le violon est narcissique et démonstratif. Performance gratuite? Certes. Vivaldi invite au spectacle, se donne en spectacle. La cadence qui monte à des hauteurs faramineuses vient tu théâtre. Vivaldi, déjà, scandalise et fascine. Virtuose alla moda, il le fut avant tous les autres. Autre révélation de ce programme passionant, le Largo du Concerto in due cori RV 581, reconstitué à partir du propre matériel joué par Anna Maria, l'élève favorite. Son style ornemental malaxe les formules rythmiques, cultive les harmonies impossibles, défigure sans vergogne des phrases mélodiques que l'interprète moderne oserait à peine toucher. Jamais condensé de technique vivaldienne ne fut réuni avec semblable éloquence, maîtrise parfaite de l'instrument et accompagnement acerbe et engagé. Une réalisation capitale. (ROGER-CLAUDE TRAVERS)
La virtuosité est proprement diabolique: écoutez la fameuse cadence du troisième mouvement du RV 212, la précision et la rondeur des notes suraiguës. Mais plus que cela, il y a cette sonorité boulversante (entrée du même RV 212, ou «le Repos» RV 270 avec sourdines), ces timbres ontueux dont la palette semble infinie. Mais il y a mieux encore: ce raffinement poétique, cette perfection de diction et de phrasé, cette cohésion sans faille de tous les pupitres, d'une liberté et d'une évidence qui transcende toute idée de travail pour rejoindre la spontanéité supposée de l'écriture. Et surtout, il y a l'archet de Carmignola, un archet d'une liberté rayonnante, rigoureuse et ludique. Plus que la théâtralité de Vivaldi, mise en évidence par Biondi, c'est sa vocalité, son dire, qui semble toucher l'interprète; chacun de ces concertos est un poème, aux images souvent fulgurantes jaillissant d'un texte que l'on sollicite à sa juste mesure, ni trop, ni trop peu. La vélocité est triomphante, mais jamais l'archet ne se laisse emporter par sa volubilité. La maîtrise du discours est permanente et souveraine. Un enregistrement à placer au sommet de la discographie vivaldienne. (Repertoire, march 1997)
Dopo Le Quattro Stagioni e le Humane Passioni, con questi Concerti per le Solennità Giuliano Carmignola ed i Sonatori de la Gioiosa Marca propongono un' altra memorabile incisione vivaldiana. Sei concerti per violino, quattro dei quali scritti per particolari festività religiose: ai lavori "in due cori" per l' Assunzione di Maria Vergine, RV 581 ed RV 582, si aggiunge uno dei tre concerti per la festa di S. Lorenzo, RV 286, e quello per la S. Lingua di S. Antonio, Rv 212 suonato nel 1712 dallo stesso Vivaldi. Completano la registrazione Il Riposo, RV 271, per il Natale, ed il concerto detto "Grosso Mogul" RV 208, che pur non essendo apparentemente destinato ad alcuna funzionalità celebrativa, denota un' ampiezza di formato, un tono per così dire pubblico ed un tasso virtuosistico del tutto degni di degli altri concerti della raccolta. Carmignola riafferma qui il un magistero nell' esecuzione di Vivaldi che oggi probabilmente non conosce eguali per virtuosismo, splendore di suono, ricchezza ed intelligenza di idee musicali. Ma Carmignola, insieme con gli eccellenti e vivaci Sonatori, va sempre ben oltre il puro virtuosismo per cogliere e lavorare con folgoranti intuizioni ogni aspetto dell' arte del Prete Rosso: l' estrema raffinatezza timbrica nel soffuso chiarore del Riposo, la lirica e affettuosa cantabilità pregnante in RV 286, la traslitterazione strumentale di modelli vocali nel visionario recitativo di RV 208. (CESARE FERTONANI | Amadeus, settembre 1997)
Booklet
Concerti per le Solennità
Il secolo XVIII, ultimo nella storia di Venezia come stato sovrano, rappresenta in maniera esemplare la sua vocazione moderna al ruolo di città "turistica", la sua consapevolezza di città unica, di isola di libero pensiero di fronte a tutta l'Europa. Perduto ogni peso politico, Venezia accetta e sviluppa la sua funzione di albergo di lusso, di città disponibile che garantisce all'ospite infiniti modi di passare una vacanza, una serata. Principi e nobili viaggiatori di tutta Europa vi giungono per conoscere artisti e acquistarne le loro opere o addirittura per attirarli al proprio servizio, "souvenir vivant" di un indimenticabile soggiorno.
In questo contesto si inseriscono anche le grandi opere d'arte legate alla committenza religiosa. Lo stato non ha più la forza e l'autorità di imporsi a guida della città ed ancor meno di influenzarne il gusto: tutto è spartito tra committenza privata e ordini religiosi. Persino il calendario delle rappresentazioni è rigorosamente "lottizzato": unica eccezione (dal 1720) la festività dell'Ascensione dove teatri e chiese si contendono spettatori e celebrità. La festa sacra gareggia con la rappresentazione teatrale, a volte ne mutua gli apparati scenografici, contende con essa i migliori artisti, musici o pittori che siano.
In questo scenario sfavillante e allo stesso tempo estremamente agonistico si trovò a misurare e dimostrare il proprio talento ANTONIO VIVALDI. Forse non a caso le prime sortite avvennero in terra ferma, lontano dal bailamme veneziano: accompagnato e a volte introdotto dal padre Giovanni Battista fu prima a Torino (1701), poi a Brescia (1711), quindi a Padova e Vicenza (1712/13). Mentre alla Basilica di San Marco brilla la stella di F.M. Veracini, a Padova nella Basilica del Santo, per la festa della "Traslatione della Sacra lingua di S.Antonio" (15 febbraio 1712), Vivaldi compone ed esegue il Concerto solenne in Re maggiore RV 212.
La lista dei pagamenti di quell'occasione registra un compenso straordinario "alli due violini deti li Rossi" (padre e figlio con l'ineluttabile colore di capelli), e addirittura una medaglia d'oro "per far donativo al Violin che sonò in deta Solenità". Dovette sicuramente generare enorme meraviglia il livello di straordinario virtuosismo contenuto in quel concerto, livello che appare quasi insuperato. In questa registrazione il concerto riacquista per la prima volta in tempi moderni le proporzioni e forme originali: il primo movimento reintegrato dei tagli operati dall'autore in un tempo successivo, forse per adattarlo ad una situazione meno sontuosa; il secondo movimento ricostruito nella forma originale di rapsodico recitativo accompagnato, la cadenza del terzo movimento liberata fino al vertice di un la 6! Non risulta più cosi esagerato lo sgomento del viaggiatore tedesco J.F.A. von Uffenbach, privilegiato spettatore al teatro S. Angelo il 4 febbraio 1715: "Verso la fine Vivaldi suonò un a solo, splendido, cui fece seguire una cadenza, che davvero mi sbalordi, perché un simile modo di suonare non c'è mai stato nè potrà esserci: faceva salire le dita fino al punto che la distanza d'un filo le separava dal ponticello, non lasciando il minimo spazio per l'archetto". A dar retta a Benedetto Marcello e al suo "Teatro alla Moda' (1720) potrebbe aver eseguito la stessa cadenza di Padova visto che "tl primo violino ... farà cadenza lunghissima, quale porterà seco già preparata, con arpeggi, soggetti a più corde..."
Allo stesso periodo e stile è riconducibile il famoso Concerto in Re maggiore RV 208 detto "Grosso Mogul". Il titolo non è di Vivaldi (appare unicamente nella copia conservata a Schwerin, versione che adoperò J.S. Bach per la sua celebre trasposizione organistica BWV 514). Accanto al primo rigo della partitura autografa compaiono solamente le lettere LDBV che, adottando la decífrazione di R. Strohm, potrebbero significare "LAUS DEO BEATAEQUE VIRGINI". Al di là di ogni enigmatica dicitura, il concerto ha senza dubbio un'impronta solenne e spettacolare che potrebbe essere avvicinata, anche per datazione, a quello stile "sacrum militare" espresso da Vivaldi nell'oratorio "Juditha Triumphans" (1716). E' di quegli anni il rifiorire tra i Veneziani di un orgoglio militare nei confronti dei Turchi: le vittorie del principe Eugenio di Savoia a Petrovardin e Temesvar e quella del maresciallo Schulemburg a Corfù dettero lo spunto all'esecuzione di numerosi "Te Deum" nelle chiese e a feste nei palazzi privati.
All'interno di queste celebrazioni potrebbe essere collocato il concerto RV 208. Una suggestione ci viene dalla cronaca delle solenni celebrazioni al Monastero di S. Corona a Vicenza il 18 giugno 1713 a cui parteciparono ancora i due Vivaldi.
Antonio che aveva nel precedente carnevale debuttato in campo teatrale proprio in quella città con l'opera "Ottone in Villa", compose per l'occasione anche la musica per il suo primo oratorio: "La Vittoria Navale predetta dal S. Ponte face Pio V Ghisleri" (la celebre ma ormai lontana battaglia di Lepanto). Nel mezzo della rappresentazione Vivaldi" con il suo miracoloso violino fè un intermedio di cornemuse marnate, e poi un ecco applaudito in eccesso tra l'organo nostro grande e il suo violino".
Intermedio, fuga, capriccio sono tutti sinonimi di cadenza, una novità tutta italiana che JJ.Quantz nel suo famoso trattato (1752), fa nascere propri in quegli anni: "lo scopo "scrive" è quello di sorprendere alla fine di un pezzo o di lasciare una singolare emozione". Le cadenze del concerto RV 208 sono senz'altro tra gli esempi più alti d questa nuova forma, quasi un concerto nel concerto. Anche il secondo movimento, in stile di recitativo semplice, è una straordinaria novità, coltivata contemporaneamente anche da F. A. Bonporti nelle sue "Invenzioni" (1712) e nello splendido Concerto V (1727c.).
Il Concerto in Mi maggiore RV 270 dal titolo "Il riposo", al quale in un secondo momento Vivaldi aggiunse l'indicazione "per il S.Natale" brilla invece di una luce che potremmo affianca a quella del pittore bellunese Sebastiano Ricci (1659?1734) e al suo "Rococò luminoso".
Databile agli anni '20 e legato forse all'oratorio di Natale composto per Milano nel 1722 "L'Adorazione delli Tre Re Magi al Bambino Gesù", attraverso l'uso degli strumenti sordini e l'assenza del basso continuo ("sempre senza cembali"), abbandona la grandiosità dei concerti precedenti per una ricerca di intimità sonora, rarefatte e chiare, decisamente piu consone alla festività del Natale.
Il Concerto "Per la Solennità di S. Lorenzo" RV 286, composto attorno al 1727, rivela un'altra delle innumerevoli sfumature stilistiche di Antonio Vivaldi, oltre alla sincera fonte ispiratrice di un compositore che, non dimentichiamo, era anche sacerdote. L'atmosfera è quella del "Rococò patetico" del pittore veneziano Giambattista Piazzetta (1682?1754), esemplificata nel grandioso ovale "San Domenico in Gloria" (1727) dipinto per la chiesa di S.S. Giovanni e Paolo a Venezia. Nel Concerto la tenebra del secondo movimento è incastonata tra il barbaglio accecante dei soli del primo movimento e lo squillante ritomello del terzo movimento dove i secondi violini imitano le campane a festa. A Venezia la ricorrenza di S. Lorenzo (10 agosto) era infatti occasione per una vera e propria "fiera". Aveva luogo presso la chiesa intitolata al Santo ed erano le monache benedettine dell'attiguo monastero a celebrarla "con gran pompa e sontuosa musica" e con "copiosi rinfreschi" distribuiti al termine, come riportano le cronache dell'epoca.
I due concerti per la festività dell'Assunzione (15 agosto) furono probabilmente composti per la chiesa dell'Ospedale della Pietà, durante gli ultimi periodi di impiego di Vivaldi come "Maestro de Concerti" (1723?-1729 e 1735?-1740). Sono gli unici concerti legati a solennità che prescrivano un'esecuzione in doppio coro. La chiesa della Pietà a quel tempo era la più piccola tra le chiese degli Ospedali veneziani e fu tra le ultime a seguire la moda del doppio coro: due piccoli coretti lignei laterali furono edificati solo nel 1724, un secondo organo vi fu aggiunto solo dopo il 1735. Alla prima fase, quella per intenderci con un solo gruppo di basso continuo nella cantoria centrale ed un effetto contrapposto di violini e viole, appartiene il Concerto in Re maggiore RV 582. Scritto per l'allieva Anna Maria, una delle famose "putte" della Pietà, forse la violinista più brava in quel tempo a Venezia, il concerto partecipa del gusto per l'invenzione decorativa dell'Opera VIII, con un nostalgico sguardo alla semplicità perduta nel movimento centrale: un "Grave" che ricorda le prime Sonate dell'Opera II (1709) a violino e basso, alleggerito nella forma più galante del duetto (violino solo e violino "bassetto"). La cadenza suggerita da Vivaldi al termine dell'Allegro conclusivo è stata presa a prestíto dal Concerto RV 213a per affinità di spunti tematici.
Il Concerto in Do maggiore RV 581 potrebbe invece appartenere all'ultimo periodo di Vivaldi alla Pietà, dopo il 1735. Elementi classicheggianti come l'introduzione puntata, sinuosità e morbidezza di linee influenzate dal crescente diffondersi del gusto napoletano, la cadenza che ammicca allo stile "capriccioso" di Locatelli, nuovo astro violinistico in Europa, ne chiarificano la datazione stilistica. E' legato anch'esso all'allieva Anna Maria: in un curioso volume a lei dedicato, una raccolta di soli da concerto, conservato nella Biblioteca del Conservatorio di Venezia, abbiamo trovato una versione omata del secondo movimento (Largo). La decorazione è iperbolica e contrasta splendidamente con la semplicità arcaica del motivo a litania del ritornello. La stessa sensazione provata di fronte agli affreschi coevi di Giambattista Tiepolo (16961770), dove il virtuosismo decorativo trova una stupenda coesione con la cinquecentesca luce veronesiana, un'unità artistica che solo Venezia possiede.
Giorgio Fava
Info
Registrato nella Chiesa di S. Vigilio, Col S. Martino 1-4 settembre 1996
Divox Antiqua CDX-79605 /WDR coproduction
Total time: 75' 16"